sabato 12 novembre 2011

I vicini dispari di Calle San Pedro

Come tutte le vie di tutti i quartieri di tutte le città, calle San Pedro aveva abitazioni su entrambi i lati della via. Da un lato le case pari, dall'altro quelle dispari. La via apparteneva a un piccolo paesino di mare, che la città ha assorbito negli anni integrandolo come quartiere. Questo, porta sul mare della città, fu tradizionalmente un paesino di pescatori e di gente che costruiva la sua vita affacciata sul Mediterraneo.
La vicinanza al mare, che dai palazzi della città è stata sempre considerata come una mera circostanza pittoresca, guadagnò improvvisamente un'importanza tutta nuova. Presto il dimenticato quartiere di pescatori si convertì in un territorio chiave per l'espansione e lo sviluppo urbano. La risorsa delle spiagge, i turisti, gli hotel, lo spettacolo e il glamour erano opportunità che sarebbe stato stupido lasciarsi sfuggire.

Si disse agli abitanti che il vecchio quartiere sarebbe stato rivalutato, che da spazio aneddotico sarebbe diventato uno dei punti di riferimento della nuova città. Grandi costruzioni, nuovi negozi, zone verdi e una grande via centrale con il nome di uno dei paesani più illustri che il quartiere abbia mai dato alla luce, avrebbe attraversato l'antico paesino di mare da parte a parte.

Come in ogni altra via del Cabanyal (così si chiama questo famoso quartiere), in calle San Pedro tutti i vicini si conoscevano, facevano vita comune e mangiavano porta a porta, con i propri bei e brutti momenti. E come in qualsiasi altra via la notizia della trasformazione imminente del proprio quartiere fu presa in maniere differenti. In particolare calle San Pedro si vedeva toccata in primis dal nuovo piano. I vicini delle porte pari avrebbero mantenuto le proprie abitazioni, al contrario dei vicini di fronte che le avrebbero perse per far spazio ad un parco.

I vicini dispari di calle San Pedro protestarono, si rifiutarono di essere espulsi dalle proprie case, dove avevano sempre vissuto, e si opposero alle demolizioni. Chiesero solidarietà ai vicini delle porte pari, coi quali avevano condiviso la vita per intere generazioni. Questi gli negarono ogni appoggio. Non erano le loro case ad essere minacciate e oltretutto la costruzione di un bel giardino avrebbe dato più eleganza alle loro abitazioni. A nulla valsero le discussioni, le lamentele e le richieste di solidarietà e unione. Le vecchie invidie, l'ignoranza, la freddezza e l'individualismo crebbero nella piccola via. Tra i vicini pari ci fu chi volle solidarizzare, appendendo cartelli rivendicativi al balcone, ma non tardarono le minacce e le intimidazioni per toglierli. Nel Comune intanto si sfregavano le mani.

Le espropriazioni, i primi abbandoni, i primi vinti, quelli che decisero di abbandonare le proprie case per tanto invivibile che si fece la situazione, lasciarono spazio alle prime demolizioni e all'arrivo dei nomadi trafficanti. Poco a poco si chiusero tutti i negozi e le attività commerciali e la via si riempì di case in rovina, tanto tristi quanto pericolose, e terreni ripuliti dalle macerie, trasformando calle San Pedro nell'ombra, nel fantasma di quello che fu.

I vicini pari ancora attendono il famoso parco che darà glamour alle case ormai uccise dalle rovine. Calle San Pedro è il riflesso del danno che la avarizia e la paura pretendono fare nelle altre vie del quartiere.

Ma ancora c'è chi resiste, chi tiene duro all'irrazionalità alla perdita di umanità. C'è ancora chi da tanto tempo dice che non vende, che non abbandona, che non se ne va. Non credono alle menzogne, non si intimoriscono davanti alle minacce. Difendono il quartiere, dove vogliono continuare a vivere.

Eleuterio Gabón

---

Articolo uscito come introduzione ad una puntata di Dal Mort Al Degollat, programma di controinformazione e umore acido in onda dal 2007 al 2010 su Radio Malva, a Valencia.

2 commenti:

si ma poi si fa questo super quartiere glamour o no? altrimenti torno a Ibiza anche l'anno prossimo. ha detto...

è.

mi ha detto...

di sì