martedì 15 febbraio 2011

Il Gulliver degli studenti

È come se fosse un'altra città. Si potrebbe dire che oggi ho passato la giornata in un paesello vicino. Qui, a Tarongers, la vita è pesantemente rinchiusa in una fascia d'età. Una ghettizzazione felice. Un complesso di edifici e attività che già da loro promettono la sovrabbondanza, senza bisogno di spostarsi in un altro quartiere o anche solo fare un giro in città. Supermercati, negozi vari, banche, caffetterie. Spazi larghi, piazze, giardini, panchine. Persino una sala prove, anzi due - offerte gentilmente da Movistar. Campi sportivi, palestre, centri fitness, piscine. Tram, autobus, taxi, bici comunali. Biblioteche, aule studio, librerie, copisterie. Talmente completo che risulta idiota uscire da Tarongers, per qualsiasi motivo. E quella sensazione di partecipare ad una vita giovane, dove l'inesistenza di età differenti fa sentire la sua pesantezza attraverso lo spettacolo stesso di questi anni di vita, al termine del quale oltre ai saperi inculcati e certificati attraverso la laurea, si è appreso forse qualcosa di più. Si è appreso qual'è il proprio posto, il luogo che la società ha preparato, per un determinato periodo della vita.  O meglio, s'è appreso che per ogni periodo c'è un luogo-soluzione quasi a dire che ogni periodo è un problema. Un sapere del corpo, del comportamento: una disciplina.  Il campus diventa così quell'ulteriore spazio che coadiuva all'inarrestabile circoscrizione delle età all'interno di spazi appositi: nidi, baby-parking, centri giovanili, campus universitari, ospizi, case di cura o di riposo - rimanendo nel tema dell'età, in quanto si potrebbe sfociare in considerazioni ben più pesanti se si dovessero contare i manicomi, i centri anfass, le comunità per tossico-dipendenti, le carceri, i cie, la famiglia stessa: rinchiudere è già da sé  un disciplinare. Coadiuva, il campus, da un lato essendo esso stesso un luogo della disciplina, e dall'altro intessendo una realtà dove l'interazione è livellata su di una precisa fascia d'età, andando a creare quello che in futuro sarà il problema di ognuno: il pargolo e l'anziano. E, prima ancora, andando a definirlo come un problema. E, prima ancora, andando a definire il soggetto che subisce tali problematiche: l'individuo, modello attorno al quale la società modella le sue soluzioni.

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